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Nella stagione 2020/21 sarà un Teamservicecar Monza giovane e tutto italiano

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Il futuro del Teamservicecar Monza sarà ancora più giovane e tutto italiano. Dopo aver congedato i tre stranieri, una separazione forzata dovuta principalmente alla salvaguardia dell’integrità finanziaria del club, la società ha optato per un consolidamento della “linea” verde, investendo su due giovani rinforzi, due ragazzi dalla qualità assoluta, che andranno a implementare la rosa degli italiani, quasi interamente confermata. Gli innesti per il prossimo anno saranno Marco Ardit, classe 2001, proveniente dal Thiene e Andrea Borgo, un atleta nato nel 2003 e cresciuto nel Breganze.
La scelta è caduta sui due atleti perché possono garantire un alto standard di rendimento, sono conosciuti da Colamaria, che li ha allenati nelle varie selezioni giovanili per diverse stagioni. Li presentiamo con due schede personali.

Andrea Borgo
Borgo è un atleta giovanissimo, nato il 28 agosto 2003. Guardando la sua d’identità impressionano i soli 16 anni, eppure osservandolo in pista traspira una maturità assai superiore all’età. Giocatore universale, versatile e votato alla collettività, nell’ultimo biennio Borgo ha fatto passi da giganti, trovando un ampio minutaggio anche in una squadra qualitativa come il Breganze di Diego Mir, con cui nella stagione appena conclusa ha realizzato 3 gol in 19 partite. Con la nazionale giovanile ha disputato tre Europei (Fanano ’17, Correggio ,18 e Mieres ’19). A Monza continuerà a studiare Liceo sportivo presso il Collegio Villoresi. Conosciamolo meglio:
Cosa Stai facendo in questo lockout? “Purtroppo non indosso i pattini da due mesi, perché sono rimasti al palazzetto. Uso la stecca e faccio palestra, ma mi manca la pista”.
Come hai iniziato? “Grazie a Enrico Stevan, mentre mia mamma era assistente sanitaria al torneo Tita Carraro. Ho iniziato piuttosto tardi, in terza elementare, ed ero un po' la mascotte, giocando nella seconda squadra. Poi con il tempo, ho iniziato a migliorare con l’Under 13, ma alle selezioni regionali sono stato scartato ed è stata un po' una delusione. Da lì ho deciso di cambiare registro”.
Poi nel settore giovanile hai ottenuto soddisfazioni “Abbiamo fatto le finali scudetto Under 13 al secondo anno, poi a Correggio Under 15 e finalmente abbiamo vinto lo scudetto a Giovinazzo con la Under 17 lo scorso anno. È stata una grande gioia, perché lo scudetto era un obiettivo che mi ero preposto (Andrea ha vinto da protagonista la finale contro lo Scandiano, firmando il 3-0 finale, mentre nella semifinale con il Follonica ha firmato il break decisivo)”.
I tuoi allenatori nelle giovanili? “Ho iniziato con Mario Saccardo, che è stato colui che ha creduto in me, poi ho avuto Enrico Gonzo, ma sotto la sua gestione…ero un po' un testone, mi piaceva tanto aver la palla e fare un po' da solo. Poi Gianni Galliotto e la maturazione con Juan Oviedo: lo scudetto lo abbiamo vinto con lui in panchina”
Il rapporto con Diego Mir? “Diego mi ha fatto ha fatto debuttare con il Sandrigo e poi giocare con il Vercelli quando ero piccolissimo. Quest’anno poi mi ha dato l’enorme possibilità di migliorare. È un professionista, mi ha allenato con intensità, vive di hockey, sempre a guardare le altre squadre, fare i video, allenamenti specifici, ad esempio contro il Sarzana diminuiva le dimensioni della pista. Credo che sia un grande allenatore e lo rigrazio.
Perché hai scelto Monza? “L’HRC è stata la prima squadra ad aver creduto in me. Mi aspetto tanto, perché nonostante la giovane età, non c’è paura nel far giocare i ragazzi. Poi conosco molti giocatori, Lazzarotto in particolare e voglio migliorarmi e mettermi in gioco”. E Monza, senza pressioni, è il luogo ideale.
Idoli? Da piccolo ho sempre avuto come idolo Reinaldo Ventura, avevo il 66 in suo onore. Un grande giocatore e con un tiro… Mi piace tanto Giulio Cocco, che ho avuto la fortuna di conoscere a un Campus a Breganze.
Che tipo di giocatore sei? “Più che segnare, mi piace fare assist e anche...dare un po' di “spettacolo”. Ovviamente sempre che ci siano le condizioni. Poi adoro giocare dietro la porta e fare giocate sul primo palo, diciamo che sono la mia specialità”.
Il giudizio di mister Diego Mir, che lo ha seguito nell’ultimo biennio, è lusinghiero “Andrea è un giovane di talento e qualità e non sto parlando della sua abilità tecnica, ma anche della sua intelligenza, serietà e capacità di assimilare il lavoro. È un atleta in formazione, ancora acerbo, ma se continua a crescere come nell’ultimo biennio, sarà uno dei grandi giocatori italiani di questo decennio”.
Marco Ardit
Marco Ardit il prossimo 17 maggio compirà 19 anni. Classe 2001, è un giocatore fisico e talentuoso, ha iniziato come difensore e oggi, per pure ragioni tattiche legate al roster del Thiene, è atleta assai più votato al gioco offensivo. Nella scorsa stagione con la maglia del Thiene ha segnato 23 reti in 16 gare, mentre l'anno precedente ha chiuso con 6 gol in 26 presenze. Ha debuttato quattro stagioni fa con i gialloblu, aumentando il minutaggio con il progressivo trascorrere del tempo e ha chiuso la stagione da titolare. Nell’Europeo 2018, in cui l’Italia ha perso la finale con la Spagna (3-2) Ardit era parte integrante della Nazionale insieme a Zampoli, Nadini, Lazzarotto e Galimberti: praticamente mezza nazionale oggi milita del Monza.
Cosa Stai facendo in questo lockout? “Purtroppo con i pattini riesco a fare veramente poco, non ho spazio per poter lavorare, solo un parcheggio assai poco idoneo. Per fortuna ho un tapis roulant, faccio panca e uso il bastone”.
Come hai iniziato? “Ho iniziato a giocare quando avevo 4 anni, perché Stefano Turchetto (ex portiere di Thiene e Novara negli anni ‘90) mi ha fatto mettere i pattini e da lì è partita la mi avventura”.
La tua carriera? “Ho sempre giocato nel Thiene e ho assaporato per la prima A1 quattro anni, fa, debuttando in Thiene - Viareggio con moster Giorgio Casarotto. Poi la A2, giocando nel finale di stagione, i playoff contro il Montecchio. Poi l’anno scorso l’esperienza in A1 e adesso nuovamente A2. Ho maturato un quadriennio d’esperienza con la Nazionale, disputando tre Europei e un Mondiale, l’ultimo, a Barcellona 2019”.
Allenatori a cui sei particolarmente legato? “Roberto Zonta, che l’ho avuto in Under 13 e successivamente con la Under 20. Poi Gaston De Oro, che ho avuto da piccolo, ma mi piaceva moltissimo. Nell’ultimo biennio ho avuto per metà stagione prima Marozin, poi Carlos Carpinelli, sempre rimpiazzati da Giorgio Casarotto, tecnico a cui ovviamente sono molto legato”.
Quindi conosci bene Colamaria “Con il mister ho un buon rapporto e mi piace molto come allenatore. Sicuramente è uno dei motivi per cui ho scelto Monza e mi piace molto il progetto giovani che sta portando avanti. Volevo fare un’esperienza lontano da Thiene e indubbiamente ho fatto la scelta migliore”.
Il tuo ruolo? “Nasco principalmente come difensore, però nell’ultimo biennio mi sono dedicato maggiormente alla fase offensiva. Diciamo che ora sono più attaccante di quanto non lo fossi in passato”.
C’è un giocatore a cui ti ispiri? “Non guardo nessuno in particolare, osservo più il gioco di collettività, non ho un vero idolo. Da piccolo non mi soffermavo ad ammirare i giocatori, anche perché guardavo per lo più la mia squadra”.
Ambizioni di carriera? “Mi piacerebbe diventare un giocatore completo, lavorare per vincere lo scudetto e soprattutto proseguire la mia carriera con la Nazionale. Ecco questo sarebbe un sogno, vestire la maglia azzurra provoca emozioni particolari e sono orgoglioso di averlo fatto negli ultimi quattro anni”.