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La parola ai protagonisti delle Olimpiadi Giovanili Buenos Aires ’18, intervista al CT Massimiliano Presti

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Ad un mese esatto dalla prima straordinaria esperienza olimpica argentina del pattinaggio Corsa, abbiamo chiesto ai protagonisti di raccontarci in un’intervista a tutto campo come hanno vissuto l’avventura degli Youth Olimpic Games di Buenos Aires 2018.

Iniziamo oggi con il Commissario Tecnico della nazionale azzurra Massimiliano Presti e proseguiremo nei prossimi giorni con gli atleti Giorgia Valanzano e Vincenzo Maiorca, chiudendo con il Presidente federale Sabatino Aracu.

Massimiliano, come è stata la prima esperienza olimpica?

Unica! Nella mia carriera, di atleta prima ed allenatore poi, ho partecipato a tantissimi mondiali ma mai avevo vissuto un’emozione così forte. Al di là del fascino dei cinque cerchi, è stata una manifestazione eccezionale sotto ogni punto di vista.

Come è stato vivere nel villaggio olimpico insieme ad atleti e allenatori di discipline e provenienze cosi diverse?
Una condivisione che va oltre gli spazi del villaggio. Hai modo di conoscere tantissime persone da ogni parte del mondo e di differenti discipline sportive e di confrontarti con le loro culture, i loro stili di vita, su come si preparavano per le gare, come si comportano, come mangiano.
Cosa porterete a casa, su un piano puramente umano, da questa esperienza?
Il modo in cui si socializza. Sembra di conoscersi con tutti da sempre, dentro il villaggio olimpico era percepibile un’assoluta paritarietà a prescindere dai risultati e dalle discipline, eravamo tutti sulla stessa linea. La potenza dello sport accomuna tutti.
Cosa porterete nel pattinaggio dell’esperienza vissuta in casa Italia?
Ho parlato e conosciuto un gran numero di tecnici e condiviso tante esperienze che spero di potere trasmettere ai nostri atleti ed allenatori.
Come vedevi i ragazzi?
La pista era difficile, Giorgia cresceva di giorno in giorno nonostante combattesse con un problema ai tibiali. Lei è una guerriera, atleta completa e rispettata, tenace e spietata: più cresceva la tensione e più lei andava!
Mi ha confermato quello che ho sempre visto in lei sin da piccola, cioè la sua positività e il volere raggiungere l’obbiettivo con tutte le forze fisiche e mentali.
Vincenzo, la faccia d’angelo, il gentiluomo sui pattini, pulito, efficace ed umile.
Lui soffre il gruppo, ha bisogno di spazi per spingere al massimo con le sue lunghe leve, ma se lo trovi in giornata di grazia azzera tutto e sa dominare su qualsiasi distanza. Ha bisogno di tranquillità e certezze per sentirsi sicuro e combattere anche quel pizzico di scaramanzia insito in ogni atleta. Un leone. A febbraio si era rotto un malleolo ed in pochi mesi riesce a salire sul podio olimpico, questo la dice lunga sulla sua forza mentale nel volere raggiungere l’obbiettivo.
Quando hai capito che c’era una reale possibilità di portare a casa delle medaglie importanti?
Diciamo che non ci pensavo o provavo a non pensarci, visto che anch’io sono scaramantico.
La mia unica preoccupazione era di arrivare con i ragazzi in ottime condizione e che loro potessero esprimersi al massimo delle loro potenzialità, il pensarlo mi dava tranquillità. Li seguo da un bel po’, abbiamo inserito nel loro programma delle sedute specifiche, e sapevo che se avessero trovato la condizione giusta, ci avrebbero regalato grandi soddisfazioni.
I colombiani sono stati ancora una volta gli avversari da battere. Ma avete visto differenze rispetto ai mondiali?
La tesi espressa sopra è chiara, se i nostri stanno bene ce la giochiamo con chiunque anche contro i colombiani che negli ultimi anni hanno dimostrato di essere i migliori al mondo Sono rammaricato per Vincenzo che ti vince 2 gare su 3, forse è da rivedere qualcosa nella formula dei punteggi. Tra le donne, pur essendo la colombiana fortissima, Giorgia cresceva di giorno in giorno, arrivandole vicinissimo alla ultima gara, peccato il problema muscolare.
E poi qui, rispetto al mondiale, è più facile perché hai solo un avversario per nazione ma più difficile perché non puoi sbagliare nulla in una classifica cortissima come, ad esempio, la 1000 mt di Vincenzo.
Come avete approcciato le gare?
Il potersi focalizzare su due soli atleti è un grosso vantaggio perché puoi dedicarti interamente a loro senza trascurare nessun particolare.
Dal primo giorno in pista abbiano provato una seria infinita di traiettorie e curve che filmavo e poi analizzavo con i ragazzi. Prima delle gare abbiamo invece cambiato approcci. In base alle esperienze passate, sia Vincenzo che Giorgia dovevano eseguire un pre-gara abbastanza intenso per arrivare al meglio, senza la paura che potevano affaticarsi.
Alle 5:30 di mattina si iniziava l’attività fisica, poi alle ore 12:00 correvamo, per l’alimentazione cercavano di compensare il fabbisogno giornaliero con un alimentazione sana; e poi il riposo, ogni sera a letto presto!
A giochi fatti posso dire che la mia tesi fondista-veloce/velocista-resistente ha premiato .
Un difetto?
Forse a volte dovrei godermela di più. E poi una maniacalità spinta all’eccesso: anche quando i miei ragazzi vincono gli racconto su come avrebbero potuto perdere.

 

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