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Il punto di Cristian Rela sulle Nazionali e sull'Hockey In Line

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1. Il 2015 si sta per concludere. Vorrei chiederle quindi di fare innanzitutto un bilancio di fine anno.

R/. Personalmente, credo che l’anno che si sta per concludere, per quanto riguarda le Squadre Nazionali, si possa considerare positivo per più motivi. Innanzitutto, si è iniziato a lavorare anche con le categorie Under 14 e Under 16. Inoltre, la Nazionale Under 18, oltre alle consuete amichevoli, ha potuto disputare il primo torneo internazionale partecipando all’Europeo di Roana dove ha conquistato una medaglia d’argento. La Nazionale Under 20, invece, ha potuto preparare bene il mondiale di Rosario, facendo un buon numero di raduni e incontri internazionali che ci hanno permesso di conseguire un’importante medaglia di bronzo. Per quanto riguarda la Nazionale Senior, il raggiungimento del quinto posto mi lascia con l’amaro in bocca, anche se per l’Italia non è un risultato da buttare. 

2. Si ritiene quindi soddisfatto della Nazionale e dei risultati ottenuti negli impegni internazionali?

R/. Mi riallaccio al discorso precedente. Credo che nonostante l’ottimo risultato, la Nazionale Under 18, che ho visto giocare a Roana, con un pizzico di esperienza in più poteva anche vincere l’Europeo di categoria. Per quanto riguarda l’Under 20, forse abbiamo capito che ogni competizione ha una storia a sé, soprattutto nelle categorie giovanili dove gli equilibri si spostano di anno in anno, e quindi bisogna sempre essere convinti di poter far risultato. Come detto prima, per quanto riguarda la Nazionale Senior, credo si sia sprecata la grossa opportunità di portare a casa un’altra medaglia, soprattutto perché non abbiamo giocato il nostro miglior hockey. 

3. Come valuta perciò lo stato dell’arte dell’Hockey In Line in Italia?

R/. Considerando che siamo una disciplina “giovane”, ritengo che l’Hockey In line in Italia sia in forte crescita, ma, allo stesso tempo, penso anche che non si stia facendo tutto il possibile per migliorare: si fa sempre più fatica a vedere impianti all’altezza della situazione e le ore lavorative delle società spesso diminuiscono invece che aumentare. Tutto questo, anche considerando il difficile momento economico che comunque non deve rappresentare una scusante, non rappresenta il giusto modo di operare. Porto ad esempio alcune cose che vivo quotidianamente nel mio paese: giovani hockeisti (10-14 anni) che si alzano alle 6 del mattino per allenarsi prima di recarsi a scuola (sicuramente più fattibile in una realtà come la nostra che in una grande città); allenamenti con 10-13 istruttori in pista per seguire in maniera adeguata tutti gli atleti. Questo deve farci riflettere.

4. Cosa pensa del momento attuale dei nostri settori giovanili?

R/. Fortunatamente negli ultimi anni si sono fatti degli enormi passi avanti. Innanzitutto, stanno aumentando sia il numero dei praticanti che il numero delle partite che le categorie disputano nell’arco di un anno. Credo quindi che si debba continuare a fare tutto il possibile per migliorare il movimento dei settori giovanili non lamentandosi dei costi che tutto ciò comporta, quando poi magari si esagera in altre situazioni. 

5. Qual è il suo giudizio invece sulle categorie Senior?

R/. Per quanto riguarda il settore Senior, ritengo si siano fatti dei buoni passi in avanti, considerando che pochi anni fa ci si trovava solo per le partite. Ora, mediamente, le squadre sono abbastanza allenate ed hanno ormai raggiunto un discreto livello tecnico-tattico (sempre e comunque ulteriormente migliorabile). Credo non ci si debba lamentare se si cerca in tutti i modi di organizzare quante più partite possibili aggiungendo, come in questa stagione, gli eventuali overtime/rigori che reputo molto importanti nel processo di crescita mentale dei giocatori in ottica Nazionale, dove spesso le partite possono essere decise da questi eventi. 

6. Cosa si dovrebbe fare, secondo lei, per far crescere l’Hockey In Line in Italia?

R/. Oltre a tutto quello che è già stato detto, penso si debba provare in tutti i modi a: migliorare/uniformare le strutture; formare dirigenti all’altezza della situazione; lavorare molto di più sotto l’aspetto fisico e tecnico degli atleti; far crescere la categoria arbitrale; dare la possibilità ai “vecchi” e ai nuovi allenatori di migliorarsi (lavorando e non certo pensando che poche ore di scuola possano “fare i miracoli”).

7. Che messaggio darebbe agli atleti?

R/. Per gli atleti in generale credo ci siano degli enormi margini di miglioramento, sia tecnici sia mentali sia fisici. A livello mentale mi confronto spesso con persone che non danno la giusta importanza e priorità al programma che un Campionato o un Mondiale possono richiedere. Mentre per l’aspetto fisico/tecnico, viste le poche ore di pista disponibili, credo si debba lavorare molto di più, a casa propria, perché solo facendo innumerevoli sacrifici si raggiungono i migliori risultati possibili. 

8. Come proseguirà adesso il suo lavoro e quali sono i suoi obiettivi per il futuro?

R/. Da quest’anno fortunatamente, per quanto concerne il programma di avvicinamento al Mondiale, abbiamo ottenuto la possibilità d’inserire la figura del preparatore atletico (un punto sul quale ho combattuto per anni). L’attuale preparatore, il sig. Raffaele Tendi, ha già potuto verificare l’attuale condizione fisica di una cinquantina di atleti, con buoni riscontri. Da gennaio, ad ognuno personalmente verrà inviato un programma di preparazione fisica per far sì che tutti possano arrivare nelle migliori condizioni possibili per il Mondiale di giugno. Il tutto senza intaccare le prestazioni dei suddetti atleti per il proprio club. Speriamo che questo ulteriore passo in avanti possa migliorare sia il livello generale dell’Hockey In line in Italia, sia il risultato del nostro Mondiale. 

9. Un suo pensiero a conclusione di questa intervista?

R/. Spero che le mie considerazioni, a volte un po' “forti”, possano far riflettere e dare uno spunto a tutti sul lavoro che c’è ancora da fare! Buone Feste, Buon Anno e Buon Hockey a tutti!