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La storia dell'Hockey su Pista italiano nel grande romanzo di Paolo Virdi.

libro copertina Hockey Pista un grande romanzoL'Hockey su Pista al centro e mezzo secolo di storia intorno. Questo c'è nelle 324 pagine di “Hockey Pista, un grande romanzo", ultima fatica letteraria di Paolo Virdi, lodigiano, collaboratore della Gazzetta dello Sport e già autore dei due volumi "50 minuti di gloria”. Il libro è stato presentato ieri pomeriggio a Breganze, nella cornice conviviale di "Cà Biasi", l'azienda vitivinicola della famiglia Della Valle in cui il profumo di Hockey su Pista si mescola alla perfezione con quello del buon vino.


Una scelta non casuale quella di Breganze, dato che l'ultimo capitolo del libro racconta proprio l'epopea della locale squadra di Hockey su Pista, del suo fondatore Don Pietro Carpenedo, del suo strettissimo legame con la "fabbrica-paese", la Laverda.


Del resto, proprio lo stretto legame tra l'Hockey su Pista a quello che gli sta intorno è il filo conduttore dell'intero romanzo: storie vere, di cinque personaggi che hanno scritto pagine importanti nella storia dell’Hockey su Pista, calate nella Storia con la "S" maiuscola che, nel frattempo, si dipanava intorno a loro.


Si parte da Pola nel 1922, quando sulla città istriana sventolava ancora il tricolore italiano. E' da qui che inizia la storia del Campionato Italiano di Hockey su Pista, il luogo da cui vengono i primi "campioni". Da Pola, guidati dall'allenatore Augusto Quarantotto, i giocatori dell'Hockey Club Excelsior partono per il pattinodromo di Corso Sempione a Milano dove il conte Alberto Bonacossa, che ha appena fondato la Federazione Hockey e Pattinaggio, ha fissato la sede del primo campionato di Hockey su Pista. E, contro ogni pronostico, lo vincono. Ed è sempre da Pola, 22 anni dopo, che Augusto Quarantotto parte su un furgone per Lubjana dove verrà fucilato dalle milizie titine.


Nel racconto di Paolo Virdi, i personaggi si succedono e le loro storie, pur romanzate, attraversano fatti veri, spesso terribili e, a volte, incredibili.


Come quello che capita a Luigino Kullmann, tra i fondatori del Monza nel 1932 e padre di Marika, attuale consigliere federale della FISR. Kullmann è uno dei giocatori della nazionale azzurra ai primi campionati del mondo che si giocano a Stoccarda, la città ideale del nazismo nascente di Adolf Hitler. Alla Stadthalle ci sono 12mila persone per assistere a una partita quando si presenta il Füher in persona: il mondiale di Hockey su Pista è la prova generale per le Olimpiadi di Berlino che ci saranno da lì a due anni e Hitler vuole controllare di persona che l'organizzazione messa in piedi dal Terzo Reich sia impeccabile.


Il terzo personaggio ha un soprannome che è tutto un programma: Belfagor. Lo appiopparono a Enzo Mari quando, da portiere della U.S. Triestina, per primo indossò una maschera protettiva in vetroresina che gli conferiva un aspetto spettrale. Attraverso i suoi ricordi, Mari ripercorre l'epopea della prima squadra dominatrice in Italia con i suoi 19 scudetti vinti tra le due guerre e nel secondo dopoguerra. Nell'U.S. Triestina l'Hockey su Pista va a braccetto con il calcio che a Trieste vanta personaggi del calibro di Nereo Rocco. E a Trieste la storia d'Italia vive capitoli drammatici che vanno ben oltre la fine della seconda guerra mondiale e i cui effetti abbracciano in modo funesto anche l'Hockey su Pista.


All'alba degli anni '70 l'Hockey su Pista italiano è uno sport che appassiona migliaia di tifosi. Si gioca in estate, spesso su piste scoperte. Sulla scia di quello che già avviene nel calcio, anche l’Hockey su Pista inizia ad aprire le porte agli stranieri. Il primo di loro è un monumento vivente di questa disciplina: si chiama Robert Olthoff, ma tutti a Novara lo conoscono come l'olandese volante. Debuttò il 19 luglio del 1969 davanti a 4.000 spettatori e cambiò la storia dell’Hockey su Pista italiano, facendo diventare l'Hockey Novara quella superpotenza che è stata fino al suo sciagurato dissolvimento nel primo decennio di questo secolo. La classe di Olthoff costrinse le avversarie del Novara ad adottare contromisure: il Monza, tanto per dire, l'anno successivo portò in Italia Antonio Livramento, dando il via all'età dell'oro dell'Hockey su Pista italiano.


Come detto, il romanzo di Paolo Virdi si chiude a Breganze, sul finire degli anni '70 quando l'epopea dei rossoneri, iniziata venti anni prima ad opera di Don Pietro Carpenedo, arriva al culmine con la conquista del primo scudetto nello spareggio di Modena. Quella del Breganze è un pezzo di storia della città di Breganze negli anni del boom economico. Un paese in cui le campane della chiesa scandivano non solo le feste comandate, ma anche i successi della squadra di Hockey su Pista. Un po' come accade da sempre a Maranello quando vince la Ferrari. E' anche la storia-simbolo di un amore incondizionato che dura ancora oggi: di uno sport che in provincia di Vicenza è nato e cresciuto all'ombra dei campanili degli oratori o legato a doppio filo con le aziende storiche che davano da vivere a tutto il paese.


Per scrivere "Hockey pista, un grande romanzo", Paolo Virdi ha ricostruito la storia dell'Hockey su Pista italiano dal 1922 in poi grazie ad alcuni preziosissimi archivi privati che conservano la memoria di questo sport che si avvicina ai 100 anni. Un lavoro certosino che restituisce in pieno la grande storia di questo sport. Una storia che tutti dovrebbero conoscere e che può essere di ispirazione per guardare con fiducia al futuro.


"Hockey pista, un grande romanzo" è edito da Linee Infinite Edizioni ed è possibile acquistarlo in libreria oppure online (www.lineeinfinite.com) al prezzo di 14 euro.


 


presentazione Hockey pista un grande romanzo 


 


 


 


 


 


Nella foto da sinistra:


Paolo Centomo (Consigliere Federale FISR), Carlo Bassi, Paolo Virdi, Innocente Della Valle, Simone Draghetti (Linee Infinite Edizioni)


 



 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


Roma, 12 Aprile 2018