
Federico Ermolli è una persona che attorno ai pattini ha costruito buona parte della sua vita. Per più di 10 anni ha sfrecciato per le rampe vertiginose di tutta Europa e ha incantato il pubblico con le sue acrobazie. Ma come per tutti la sua esperienza inizia nella sua città, Bologna, dove ha incontrato il pattinaggio per la prima volta. Da queste storie Federico ha tratto un libro, “Woodwaves-Magnifiche Ossessioni”. Gli abbiamo chiesto di raccontarci come il pattinaggio ha cambiato la sua vita.
In primo luogo potresti raccontare quando ti sei avvicinato ai pattini, come mai e cosa è successo da quel momento in poi. Qual è la qualità principale di questo sport?
Erano in vetrina, estate del '90 forse '91, c'erano poche novità in giro, questi oggetti con le ruote letteralmente dominavano la vetrina: bellissimi, essenziali, come disegnati dal vento. Non esitai un secondo, entrai e li comprai.
In sella al motorino mi precipitai ai Giardini Margherita con l'adrenalina che saliva minuto dopo minuto.
Li calzai e ciò che mi stupì fu la quasi totale assenza di attrito che i roller avevano sull'asfalto: fu subito amore, passione.
Prima andavo sullo skateboard, ma mi sentivo limitato. E' uno sport straordinario, ma sentivo che gli mancava qualcosa: la libertà, la libertà di sfrecciare dove vuoi e quando vuoi senza limiti, ogni lingua di asfalto, ogni portico con i roller può essere tuo in un modo che lo skate non può dare. La maggior velocità e l'incredibile fluidità ti danno la parvenza di volare: un lontano rollio delle ruote che appena disturba il rumore del vento. Le ruote sono attaccate ai piedi e dopo poco le senti parte del tuo corpo, non ho mai provato niente di più completo.
Ogni giorno dovevo ritrovare quella sensazione che col tempo si sarebbe evoluta attraverso una miriade di emozioni nuove che i roller ti possono dare; inutile descriverla: vanno provati.
La prima qualità che attribuirei ai roller è di sicuro la libertà: te li metti e vai, dove vuoi, dipende solo da te, dalle tue capacità dal tuo coraggio, ogni strada, anche la più ripida, la più stretta, è là fuori che ti aspetta.
Come vivi la tua città da quando vai sui pattini?
Li uso spesso per spostarmi nel traffico. In città arrivi ovunque in poco tempo, e arrivi felice, divertito, e gasato perché ti muovi non come i pedoni o i ciclisti, ma come un specie di fluido che scorre leggero.
Bologna coi sui km di portici sembra fatta apposta, il marmo liscio li rende talmente silenziosi che i passanti quasi non ti vedono, colgono solo una leggera brezza come fosse passato uno spettro: sì, spesso li spavento.
Questa passione si è poi trasformata in una vera e propria professione...
Quando sono arrivate le rampe la passione si è trasformata in ossessione: volare su queste magnifiche onde di legno divenne una necessità quasi come l'aria che respiro. E l'ossessione mi fece diventare un buon atleta e cosi iniziò la mia carriera di professionista. Incontrai per caso un consulente di Rollerbalde e dopo un po' di gavetta durissima mi nomino' capitano del team italiano di Half Pipe (le grandi rampe a forma di mezzo tubo).
Tanti anni a girare l'Italia nelle piazze, nelle fiere, a fare ciò che meglio sapevo fare e che in assoluto volevo fare. Sono stati anni da film: indimenticabili (un libro era il minimo che potessi dedicargli).
L'azienda poi mi fece entrare anche nelle scuole medie e superiori, per insegnare e promuovere lo sport. Così dopo le esibizioni sulle rampe con grida, musica, adrenalina al massimo e cadute da infarto, iniziò un momento più pacato, quello che io chiamo della condivisione: insegnare agli altri, cercare di trasmettergli anche solo una goccia di quella magia.
L'estero come si relaziona a questo sport?
Ho girato anche l'Europa per rendermi conto che oltre il confine questo sport è davvero amato. Molti investimenti hanno creato strutture indoor dove praticare tutto l'anno ogni genere di variante che i roller ti concedono. E ogni volta tornavo a casa carico di idee e progetti che inevitabilmente si scontravano con la dura realtà di un paese vecchio e chiuso. E rimaneva solo il caro e buon vecchio -malato- centro sociale dove mettere la rampa e sfogarsi in libertà.
Sono più di dieci anni che pratichi questo sport, come ne ha risentito il tuo fisico? E' uno sport che consiglieresti?
Non solo consiglierei i pattini a tutti i giovani e meno giovani, ma li farei comperare a tutte le scuole d'Italia, perché per me lo sport deve essere prima di tutto gioia e divertimento, e per esperienza sul campo, vi posso dire che prima o poi a tutti quelli che provano i roller, scappa un bel sorriso, di quelli genuini che fanno solo i bimbi.
E poi il tuo corpo si fortifica senza ingrossarsi, migliora l'equilibrio, l'armonia dei movimenti, l'abilità nel cadere, il coraggio.
I pattini in linea arrivarono come una moda negli anni '90, oggi che prospettiva vedi per il pattinaggio?
Gli anni '90 per me sono stati solo un assaggio, un lungo aperitivo, il bello deve ancora venire. Lo vedo nei volti dei ragazzi che cercano qualcosa di nuovo, che abbia stile, forza, bellezza, e che non sia solo competizione. Negli anni '90 eravamo ancora troppo presi dal calcio che poi ha calato il sipario mostrando una triste realtà. Oggi è di moda l'edonismo e i roller sono una bella e sana occasione di mettersi in mostra, sfrecciando come un gatto, volando come un falco, saltando fuori dalla mischia bello e felice come un delfino dall'oceano.